Dopo la seconda tornata di licenziamenti annunciata a inizio marzo, la società madre di Facebook e Instagram, Meta Platforms (META), starebbe cercando di ridurre anche i bonus dei dipendenti, attraverso un nuovo sistema di valutazione delle prestazioni.
Secondo quanto riferito dal Wall Street Journal, l’azienda valuterà le performance dei dipendenti con maggiore frequenza e ridurrà anche il pagamento di alcuni benenfit.
In base alle nuove regole, i dipendenti di Meta che hanno ricevuto una valutazione pari a “soddisfatto la maggior parte delle aspettative” otterranno un bonus minore e premi in azioni con scadenza a marzo 2024.
Il moltiplicatore del bonus per questo sottogruppo di dipendenti è stato quindi ridotto di 20 punti percentuali, arrivando al 65%.
Nella nota si legge: “Ci rendiamo conto che questo è un cambiamento significativo che potrebbe deludere alcune persone, ma è in linea con la nostra costante attenzione a mantenere una struttura ad alte prestazioni“.
All’inizio dell’anno Zuckerberg aveva promesso agli investitori che il 2023 sarebbe stato un “anno di efficienza” per Meta. Da allora l’azienda si è infatti concentrata sulla riduzione delle spese generali, sull’interruzione dei progetti che non contribuiscono a rafforzare la sua visione, sul suo core business e sulla ricerca di modi per monetizzare ulteriormente la sua famiglia di app.
All’inizio del mese, Meta ha annunciato la sua seconda tornata di licenziamenti e ha dichiarato che nei prossimi due mesi taglierà 10.000 posti di lavoro, che vanno ad aggiungersi agli 11.000 tagli annunciati l’anno scorso.
Una volta completati i licenziamenti, la forza lavoro della big tech di Mark Zuckerberg sarà inferiore di circa il 25% rispetto al picco del 2022.
Meta taglia i costi aziendali in modo più aggressivo
Oltre a Meta, quasi tutte le grandi aziende tecnologiche (esclusa Apple che ha adottato misure alternative per ridurre i costi aziendali) hanno annunciato licenziamenti di massa.
Tuttavia, tra le big tech, i tagli ai costi di Meta Platforms sono di gran lunga più aggressivi, con la notevole eccezione di Twitter, dove Elon Musk non solo ha licenziato la maggior parte dei dipendenti, ma non ha nemmeno pagato le fatture degli affitti e delle consulenze gratuite, dando luogo a diverse cause legali.
Inoltre, tra i FAANG, i tagli ai posti di lavoro di Meta sono tra i più alti in termini percentuali, piazzandosi però subito dopo il gigante dell’e-commerce Amazon, che ha annunciato 27.000 licenziamenti.
Seguono Alphabet, con 12.000 lavoratori messi alla porta – pari al 6% della sua forza lavoro – e Netflix, che lo scorso anno ha licenziato i suoi dipendenti in più tranche, eliminando meno del 10% delle posizioni.
Secondo i dati di Layoffs.fyi, lo scorso anno ci sono stati più di 150.000 licenziamenti nel settore tecnologico.
Oltre a ridurre l’organico, molte big tech hanno anche ridimensionato i benefit per i dipendenti. Nemmeno i top manager non sono rimasti indenni da queste riduzioni, con i dipendenti senior di Alphabet e altre aziende tecnologiche che quest’anno riceveranno un bonus inferiore.
Anche il CEO di Apple, Tim Cook, ha chiesto una riduzione del 40% dello stipendio e quest’anno il suo compenso sarà di 49 milioni di dollari. Stessa situazione per l’amministratore delegato di Zoom, Eric Yuan, che vedrà una riduzione del 98% dello stipendio e rinuncerà al bonus.